Solo una strumentalizzazione: Netflix trasforma il mostro di Firenze in propaganda femminista

Netflix si prepara a lanciare in autunno la nuova serie di Stefano Sollima sul caso del Mostro di Firenze, e già si preannuncia l’ennesimo scempio televisivo che sacrificherà la verità storica sull’altare dell’ideologia contemporanea. La piattaforma streaming, nota per la sua agenda progressista, sembra intenzionata a trasformare uno dei casi di cronaca nera più complessi e irrisolti d’Italia in un manifesto contro il patriarcato.

 

Quando l’intrattenimento diventa indottrinamento

La scelta di affidare la regia a Sollima, già autore di produzioni come “Gomorra” e “Romanzo Criminale”, lascia presagire un trattamento sensazionalistico che privilegerà l’impatto visivo rispetto alla fedeltà storica. La mini-serie in quattro episodi promette di “ripercorrere le vicende che hanno tenuto con il fiato sospeso l’Italia”, ma è lecito dubitare che lo farà con l’obiettivo di ricercare la verità. Netflix ha già dimostrato in passato la propria tendenza a rivisitare casi criminali reali attraverso la lente deformante dell’ideologia femminista contemporanea. La piattaforma ha trasformato serial killer, criminali e casi irrisolti in veicoli per diffondere messaggi sui presunti mali della società patriarcale, distorcendo sistematicamente i fatti per adattarli alla narrativa dominante. Il caso del Mostro di Firenze, con le sue coppie di fidanzati uccise nelle campagne fiorentine, si presta perfettamente a questa operazione di riscrittura ideologica. È facile prevedere come la serie trasformerà gli omicidi in una metafora della violenza maschile contro le donne, ignorando completamente la complessità criminologica del caso e le sue numerose zone d’ombra.

La distorsione dei fatti storici

I delitti attribuiti al Mostro di Firenze colpirono indiscriminatamente uomini e donne tra il 1968 e il 1985. Le vittime erano giovani coppie che cercavano intimità lontano da casa, e il killer mostrava un modus operandi specifico che non aveva nulla a che vedere con dinamiche di genere o violenza domestica. Tuttavia, la narrazione contemporanea tenderà inevitabilmente a enfatizzare le mutilazioni subite dalle vittime femminili, presentandole come simbolo di una più ampia cultura misogina. Questa lettura è non solo storicamente scorretta, ma profondamente offensiva verso tutte le vittime del caso. Gli uomini uccisi dal Mostro non erano carnefici, ma vittime alla pari delle loro compagne. Trasformare i loro omicidi in una rappresentazione simbolica della violenza patriarcale significa sminuire il loro dolore e quello delle loro famiglie. La serie Netflix ignorerà probabilmente anche le complesse dinamiche investigative che hanno caratterizzato il caso, dalle condanne dei “compagni di merende” alle teorie alternative mai completamente chiarite. Invece di esplorare le falle del sistema giudiziario o le difficoltà dell’investigazione criminale, preferirà concentrarsi su una lettura semplificata che vede nella violenza del Mostro l’espressione di una cultura machista.

L’industria dell’intrattenimento al servizio dell’ideologia

La decisione di Netflix di produrre questa serie si inserisce in un più ampio progetto di rieducazione delle masse attraverso l’intrattenimento. La piattaforma ha sistematicamente utilizzato le proprie produzioni per veicolare messaggi progressisti, trasformando ogni contenuto in un’opportunità di propaganda. Il caso del Mostro di Firenze viene così strumentalizzato per alimentare la narrativa del femminicidio strutturale, ignorando completamente le specificità criminologiche e psichiatriche che caratterizzano i serial killer. La complessità del fenomeno viene ridotta a slogan ideologici, perdendo qualsiasi valore educativo o informativo. Questa operazione è particolarmente grave perché tocca vicende reali che hanno segnato profondamente la società italiana. Le famiglie delle vittime meriterebbero rispetto e verità, non la strumentalizzazione dei loro lutti per fini propagandistici.

La falsificazione della realtà criminale

Il tentativo di leggere i crimini del Mostro di Firenze attraverso la lente del femminicidio rappresenta una falsificazione grossolana della realtà criminale. I serial killer agiscono secondo dinamiche psicopatologiche complesse che non possono essere ricondotte semplicisticamente a questioni di genere o strutture sociali patriarcali. La criminologia ha da tempo identificato i fattori che spingono individui a commettere omicidi seriali: disturbi della personalità, traumi infantili, disfunzioni neurobiologiche e dinamiche psicologiche specifiche. Ridurre tutto questo alla presunta cultura machista significa ignorare decenni di ricerca scientifica per privilegiare slogan ideologici. Netflix e Sollima si preparano a consegnare al pubblico l’ennesima mistificazione travestita da intrattenimento, contribuendo a diffondere una visione distorta della realtà criminale che non aiuta né a comprendere i fenomeni né a prevenirli.

La serie sul Mostro di Firenze si annuncia come l’ennesimo prodotto di una macchina dell’intrattenimento che ha smarrito qualsiasi interesse per la verità, preferendo la comoda strada della propaganda ideologica mascherata da presunto impegno sociale.