Verso il futuro: come cambia la giustizia italiana (e migliora anche?) 1/2

La giustizia italiana è malata da decenni; c’è chi è arrivato a dire che l’Italia è stata la culla del diritto, nei bei tempi andati del diritto romano, ma poi il bambino è stato cullato così bene che è rimasto addormentato e non è cresciuto più. Ma, al di là delle battute, bisogna seriamente chiedersi: come sta cambiando la giustizia italiana? Molte trasformazioni sono in atto: alcune sono evidenti, come la recente riforma del processo civile e penale elaborata dal ministro Marta Cartabia e varata dal governo Draghi, che entrerà presto in vigore; altre sono più latenti, nascoste e meno percepibili se non si hanno occhi attenti: corrono sottotraccia, come i fiumi carsici, e sono dovute a fenomeni di adeguamento spontaneo e naturale del mondo giudiziario alle moderne tendenze della società civile ed alle innovazioni tecnologiche.

Come cambia l’interpretazione delle norme

Le norme giuridiche sono «elastiche» e la loro interpretazione «evolutiva» consente di farvi rientrare casi non previsti all’epoca della loro emanazione, perché ancora non esistevano: basti pensare a Facebook, Instagram e gli altri social network, che vengono equiparati ai mezzi di stampa ai fini della diffamazione aggravata, sicché chi pubblica un post offensivo rischia di essere condannato come in passato poteva avvenire solo per i giornalisti, o ai messaggi su WhatsApp, con le relative chat e immagini, che fanno valida prova nei processi.

Insomma, oggi con uno screenshot o una clip video è possibile decidere rapidamente e in modo sicuro una vicenda giudiziaria (ad esempio, un’infedeltà coniugale valevole ai fini dell’addebito della separazione, un incidente stradale, una rapina a mano armata) che in passato richiedeva altri approfondimenti, con testimoni, indagini e perizie.

Perché i processi sono più veloci?

Ma non è soltanto l’evoluzione tecnica che sta cambiando la giustizia italiana: a un livello più profondo c’è un mutamento di mentalità degli operatori del diritto, coloro che con il loro lavoro quotidiano “producono giustizia” tutti i giorni: i magistrati che decidono e gli avvocati che patrocinano le cause civili o difendono gli imputati nei processi penali. Ed è proprio qui che si notano le variazioni più profonde rispetto al passato, anche recente, quello di un paio di decenni fa.

I tempi di durata dei processi si stanno progressivamente riducendo, e questo ha una spiegazione che va al di là degli intenti del legislatore e degli obiettivi dichiarati dalle forze politiche. Oggi le decisioni giudiziarie sono più agili perché vengono motivate in modo più succinto, sintetico, potremmo dire “svelto”. I continui incitamenti alla produttività e alla rapidità hanno prodotto questo effetto, che si nota semplicemente leggendo una qualsiasi sentenza recente: i testi sono molto più brevi e si basano quasi sempre su una «concisa esposizione» della vicenda, mentre nella parte decisoria – quella in cui il giudice deve spiegare perché ha raggiunto una determinata conclusione – la motivazione si appoggia ai precedenti analoghi, con un rimando alle vicende analoghe già decise da altri giudici, e specialmente dalla Corte di Cassazione, che ha una funzione di «nomofilachia», cioè di uniforme interpretazione del diritto.

(fonte: www.laleggepertutti.it)