Ricordate il “Savoiagate”? L’arresto di Vittorio Emanuele a Roma, il trasferimento a Potenza in auto con i finestrini oscurati, i giornalisti accampati davanti al carcere, il principe che cade dal letto a castello e si infortuna: una scena da reality show.
Un’inchiesta tra gossip e carte giudiziarie: un mix imbarazzante per l’informazione e la magistratura. Un’inchiesta-flop, il “Savoiagate”, che ha generato la mezza-bufala di “Vallettopoli”. Ma mentre per “Vallettopoli” ci sono state condanne, per il “Savoiagate” è finita tutto in una bolla di sapone.
Ieri la rivincita del principe Vittorio Emanuele: assolto perché il fatto non sussiste. Il gup di Roma ha fatto cadere tutte le accuse, come aveva chiesto anche il pm. L’accusa era di aver messo in piedi un’associazione per delinquere nel settore del gioco d’azzardo, con corruzione e falso per ottenere nullaosta per videopoker.
L’organizzazione, secondo l’accusa iniziale, riciclava denaro da attività illecite tramite casinò autorizzati, come quello di Campione d’Italia. Vittorio Emanuele e altri imputati avrebbero avuto un “rapporto stabile” con il casinò per coinvolgere facoltosi personaggi siciliani.
Vittorio Emanuele rimase in carcere per sette giorni e poi agli arresti domiciliari. Il figlio Emanuele Filiberto accusò il pm Woodcock di perseguitare il padre per farsi pubblicità.
L’inchiesta fu trasferita da Potenza a Roma per incompetenza territoriale. Assolti insieme a Vittorio Emanuele: Rocco Migliardi, Nunzio Laganà, Ugo Bonazza, Gian Nicolino Narducci e Achille De Luca.
L’avvocato di Bonazza ha affermato che l’assoluzione conferma l’inconsistenza delle accuse e che il suo cliente è stato ingiustamente privato della libertà e bollato come “ruffiano del re”.
Un caso emblematico di come la gogna mediatica possa distruggere la reputazione di una persona, anche se poi si dimostra innocente.
Non è stato il primo caso e, purtroppo, non sarà neppure l’ultimo.
(fonte: Il Giornale)