GIUSTIZIA TRIBUTARIA, PICCOLA GRANDE RIVOLUZIONE

Siamo all’ultimo miglio. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge 130 del 2022, la riforma del processo tributario passa ora alla fase attuativa. Si tratta di uno dei milestones previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ha l’obiettivo di ridurre il contenzioso che arriva fino in Corte di Cassazione e migliorare la qualità delle sentenze di giustizia tributaria. Auspicabile, ma vedremo se sarà possibile. Comunque, sono diverse le novità introdotte, dalla possibilità di usare strumenti digitali con collegamenti da remoto (ne abbiamo già parlato QUI) alla creazione dei nuovi giudici tributari con carriere professionali specifiche; dalla riforma degli organi speciali di giustizia tributaria fino all’istituzione del giudice monocratico per alcuni casi specifici. Lo scopo di fondo, il principio che ispira tutta la riforma però è uno: creare un ramo autonomo della giustizia. Proprio in ragione dell’elevato grado di specializzazione della giustizia tributaria, infatti, questa viene dotata di una speciale autonomia e viene separata definitivamente dagli altri rami della giustizia (penale, civile e amministrativa). 

 

UN NUOVO PROCESSO CON NUOVI GIUDICI

È, a suo modo, una rivoluzione. Per questo cambiano anche gli organici. 

La riforma ha infatti introdotto un ruolo professionale specifico per la magistratura tributaria, il magistrato tributario professionale, che diventa una figura a sé stante con una carriera tutta sua. A regime 576 di questi nuovi magistrati saranno reclutati tramite concorso, più altri 100 che arriveranno per metà dalla magistratura ordinaria e per l’altra metà dalle altre magistrature e che potranno transitare definitivamente e a tempo pieno nella giurisdizione tributaria speciale. Sono naturalmente previste delle qualifiche per entrare e poi dei percorsi di aggiornamento per mantenere alti gli standard e per aggiornare continuamente le competenze. Ovviamente, questo del reclutamento e del perfezionamento professionale è un passaggio che richiede qualche tempo e non è certo immediato, per cui fino alla conclusione del periodo di transizione saranno i giudici onorari (sia quelli togati che quelli non togati) che continueranno a svolgere le loro funzioni e ad assicurare una continuità nell’amministrare la giustizia tributaria. 

 

… E NUOVI GIUDIZI  

Bisogna poi considerare rilevante che le controversie tributarie che riguardano cifre più basse (“modico valore” è la dicitura della legge di riforma) verranno assegnate ad un giudice monocratico e non più ad uno collegiale. Questo spinge per una velocizzazione dei tempi. Che in teoria è un passo avanti, ma c’è da chiedersi se i diritti delle imprese e quindi dei cittadini vengano scarificati sull’altare della velocità e dell’efficienza. E cioè: non è che per fare prima non vengono prese in considerazione le istanze degli accusati, o vengono analizzate sommariamente le argomentazioni della difesa? 

 

MA ANCHE NUOVE STRUTTURE

Cambiando il personale, il processo e l’organizzazione, cambiano anche le strutture. Nasce un nuovo Ufficio Ispettivo presso il Consiglio di Presidenza. In particolare il Consiglio avrà potere ispettivo e vigilerà sul funzionamento dell’attività generale di tutta la giustizia tributaria. Leggendo la relazione introduttiva alla legge di riforma questa nuova norma dovrebbe assicurare una vigilanza efficace. Una cosa naturalmente che ci di deve augurare, ma che dovrà essere verificata alla luce dei fatti. Troppe volte nella giustizia italiana è cambiato tutto perché non cambiasse niente. E, per rimanere in tema, ci sono alcune modifiche di terminologia: le “commissioni tributarie” assumono la dicitura di “corti di giustizia tributaria”, ma si tratta più che altro un maquillage, visto che non dovrebbe cambiare la natura dell’organo. 

 

A CUI SERVE LA PROVA DELLA REALTA’

Tiriamo le conclusioni. Sebbene per ciò che concerne la giustizia tributaria (come per la giustizia italiana nel suo complesso) una riforma era attesa da tempo, bisogna come sempre aspettare la controprova dell’esperienza. Tanto più che la messa a terra delle varie innovazioni previste dalla riforma richiederà una discreta quantità di tempo, per cui è meglio aspettare prima di esprimere un giudizio definitivo. Già da ora si può però dire che manca una cosa importante: la separazione tra i giudici e i loro “clienti”. Infatti i magistrati tributari continueranno ad essere sottoposti alla disciplina del Ministero dell’Economia, che è lo stesso dicastero sotto cui operano le agenzie fiscali. Per cui l’accusatore (le agenzie fiscali) e i giudici continuano a fare capo allo stesso referente. Evidentemente, uno squilibrio, l’ennesimo, del sistema italiano.