Secondo una stima Cerved, in Italia ci sono 7,1 miliardi di euro di crediti in sofferenza. In realtà, tale cifra potrebbe raggiungere i 12,7 miliardi se i tribunali fossero più veloci: in nostro Paese in infatti fortemente in arretrato in tema di procedure fallimentari ed esecuzioni immobiliari.
I tempi della giustizia civile italiana si ripercuotono dunque sulla gestione dei crediti deteriorati, provocando una riduzione dei tassi di recupero ma anche del valore degli NPL (Non Performing Loans) con impatto diretto sul mercato.
In Italia un portafoglio di 100 euro di crediti bloccati in società fallite vale in media 14,3 euro, in esecuzioni immobiliari 29,8 euro. Valori che potrebbero raddoppiare con tribunali più efficienti.
In generale, secondo la Banca Mondiale (dati riportati da Cerved) siamo al 122esimo posto su 190 paesi analizzati nella classifica internazionale che valuta tempi e costi di risoluzione delle controversie e qualità dei processi giudiziari.
La lentezza delle procedure esecutive e dello smaltimento dei carichi pendenti è particolarmente sentita al Sud: un fallimento può arrivare a risolversi in oltre 18 anni, le esecuzioni immobiliari quasi 12 anni. Nel 2021 il Mezzogiorno ha fatto registrare tempi medi di chiusura pari quasi 10 anni, seguito dal Centro (7 anni e quattro mesi) e dal Nord (6 anni e 2 mesi).